RIPROPONIAMO QUI SOTTO L’ARTICOLO USCITO OGGI SU LA PREALPINA: https://www.prealpina.it/pages/essere-e-fare-comunita-ai-tempi-del-lockdown-222742.html
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“Meno male che mia mamma non abita a Coronavirus, se abiti lì ti viene la tosse”, mi ha detto G., cinque anni, arrivato al Villaggio di Morosolo pochi giorni dopo il lockdown con il suo carico di paure, sofferenze e incertezze.
Quante paure e preoccupazioni si rincorrono nella mente di un bambino sapendo la mamma lontana specialmente in questo periodo di forte indeterminatezza anche per gli adulti. I bambini sono rimasti spesso esclusi dai discorsi, dalle strategie e dal pensiero politico in queste settimane di emergenza Covid19. Ancor di meno, come purtroppo spesso accade, si è parlato di quei bambini e quelle mamme che vivono in comunità educative e per i quali la quarantena ha significato non poter incontrare i propri cari. Eppure non sono realtà così distanti, anche se spesso non le conosciamo, non sono storie così lontane dal nostro quotidiano.
Al Villaggio del fanciullo di Morosolo (VA), cooperativa storica della nostra provincia che accoglie attualmente circa cinquanta bambini e mamme, questi mesi hanno significato grande impegno, coraggio e dedizione da parte di tutti gli operatori in servizio, alle prese con le lezioni scolastiche a distanza, la progettazione di nuove attività per il tempo libero e soprattutto con l’assoluta necessità di sostenere la paura, la nostalgia, l’incertezza del domani e le tante domande su ciò che sta accadendo. Tutto questo senza perdere di vista la necessità di proteggere e tutelare persone accolte e operatori, creando insieme protocolli e buone prassi emergenziali sostenibili ed efficaci in brevissimo tempo.
D’altra parte la comunità funziona quando al suo interno “si fa comunità, si è comunità” e questo è ciò che di bello sta avvenendo – ancor più del solito – in queste settimane. Questa è la lezione che stiamo imparando, il regalo che questo periodo sospeso ci ha lasciato. Siamo insieme nella difficoltà e – operatori, mamme, bambini – ci aiutiamo, ci ascoltiamo e ci diamo supporto.
“Non è facile perché non possiamo uscire, ma so che è meglio così, mi sento al sicuro qui e siamo fortunati perché siamo insieme e i bambini possono giocare nel parco” – mi ha confidato una mamma arrivata da pochi giorni dopo essere risultata negativa al tampone nasofaringeo. Sì perché in queste settimane difficili l’accoglienza non si è mai fermata: da una parte abbiamo messo in campo grandi risorse per la prevenzione e abbiamo chiuso la comunità il più possibile, dall’altra abbiamo mantenuto le porte aperte per dare risposta a chi ne aveva bisogno.
“Non possiamo non esserci” è ciò che ci siamo detti fin da subito e siamo stati di parola.