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IL RUOLO DELLA COMUNITÀ NELLA DELICATA FASE DI PASSAGGIO VERSO L’AFFIDO E L’ADOZIONE

Al Villaggio del fanciullo di Morosolo un incontro di formazione con la Dott.ssa Simona Bennardo, Psicologa e Giudice Onorario presso il Tribunale dei Minori di Milano.

“Ci è richiesto di accogliere, accompagnare e lasciare andare”. Poche parole che riescono a riassumere un lavoro complesso, quello dell’educatore di comunità, che in certi casi diventa quasi una missione e per il quale è sempre più necessaria una formazione specialistica. Per questomartedì 1dicembre gli educatori del Villaggio del Fanciullo di Morosolo hanno avuto l’occasione di incontrare la dottoressa Simona Bennardo, psicologa esperta nell’ambito delle dinamiche di coppia e Giudice Onorario presso il Tribunale dei Minori di Milano. L’incontro, che anticipa quello che sarà il nuovo Piano di Offerta Formativa dedicato agli educatori della Cooperativa, è stata occasione per confrontarsi su alcuni aspetti estremamente importanti per gli specialisti che operano nel campo della tutela minori, e che sottendono al lavoro dell’educatore di comunità. Temi che spesso vengono trascurati durante i percorsi di studio canonici. Presenti all’incontro gli educatori delle équipe di casa Aliante e Mongolfiera, oltreché il gruppo di case manager, la coordinatrice dott.ssa Alice Erba e il responsabile psico-pedagogico della struttura Simone Feder. Oltre a rappresentare un prezioso approfondimento formativo, per gli educatori che stanno affrontando percorsi di affido e adozione è stata occasione per condividere i propri vissuti e avere un feedback importante sul lavoro che si sta svolgendo.

I percorsi di affido rappresentano momenti molto importanti per questi bambini, che si trovano ad un bivio fondamentale per le loro vite: dovranno infatti abbandonare la struttura che li ha accolti e le educatrici e gli educatori con i quali hanno stretto importanti legami relazionali, per sperimentarsi in contesti affettivi e quotidiani “normali” per la stragrande maggioranza dei loro coetanei, ma del tutto nuovi per loro. Spesso le risposte di questi bambini di fronte a queste situazioni sono confuse, difficili e angoscianti: manifestano agiti aggressivi di rabbia verso le educatrici che li stanno “abbandonando”, faticano ad esprimere le loro emozioni e non riescono a verbalizzare le paure che li attanagliano, mettono in atto comportamenti distruttivi e disperati, si mostrano inconsolabili. I professionisti che li seguono devono necessariamente accogliere queste loro emozioni, aiutandoli a tradurle con un linguaggio a loro comprensibile. Al contempo devono essere in grado di non agire la rabbia dei bambini, comprendendo di stare facendo “la cosa giusta”, cosa non sempre scontata e facile.

In questi contesti diviene estremamente importante il lavoro di rete: è necessario delineare i compiti di ogni singolo professionista coinvolto (psicologo, assistente sociale, giudici, educatori di comunità), al fine di delineare al meglio il progetto per il minore in carico. La dott.ssa Bennardo ha condiviso le proprie esperienze professionali con gli educatori intervenuti, delineando con precisione qual è l’iter burocratico che accompagna i percorsi di affido e adozione e suggerendo pratiche concrete di lavoro con minori che si trovano in procinto concludere il loro percorso di comunità: come accogliere le loro paure, come rispondere alle loro domande, come preparare al meglio i progetti educativi dei bambini che fin dal loro ingresso devono essere preparati ad una futura uscita: la comunità è infatti un momento di transizione, uno spazio, direbbe Riccardo Massa, eterotopico, sospeso e controllato, dove i bambini sperimentando e sperimentandosi in contesti sicuri e sotto lo sguardo attento di professionisti della cura, possono imparare a superare i loro traumi affettivi e dopo che le loro ferite si saranno rimarginate (magari con qualche cicatrice), aprirsi finalmente alla loro splendida vita.